Non accontentarti dell’orizzonte:
cerca l’infinito!
JIM MORRISON
BERZO INFERIORE
Nel diploma imperiale col quale Federico I concedeva nel 1164 ampi privilegi alla valle Camonica (concessioni confermate nel 1311 da Arrigo VII), la valle nella sua interezza era considerata come una terra unica ed omogenea; ancora nel 1291 in occasione di accordi con Brescia la valle appariva un’entità unitaria che accettava di sottoporsi al potere di un podestà nominato da Brescia col compito di “fare ufficiali e consigli” e di amministrare la giustizia civile ed istruire i processi criminali (Valetti Bonini 1976). Nel 1330 la Valle venne dichiarata indipendente dall’imperatore Giovanni di Boemia; nel 1324-1325 gli statuti di Valle cominciarono ad essere citati in atti privati mentre a partire dal 1350 risulta certa la presenza in valle di notai del podestà e del vicario, embrione di una futura organizzazione più duratura.
Solo dopo il passaggio sotto il dominio veneto, avvenuto completamente il 10 gennaio 1428, l’organizzazione istituzionale della comunità della valle risulta indagabile in profondità: con ducale del 1 luglio 1428 emanata da Francesco Foscari la Serenissima concedeva alla Valle il privilegio di utilizzare i propri statuti civili e criminali e l’indipendenza da Brescia e Bergamo, indipendenza che venne revocata nel 1440, quando venne stabilito che il capitano dovesse essere nobile bresciano, con nomina approvata dal consiglio della città.
Le principali magistrature e i più importanti organi elettivi della comunità erano il consiglio generale, il consiglio segreto o senato, il consiglio dei ragionati, il consiglio dei deputati, i ragionati aggiunti, l’avvocato di valle, il sindaco, il cancelliere, il vice cancelliere, il giusdicente, il presidente dell’ospedale ed il tesoriere. Era suddivisa per scopi amministrativi e religiosi in quattro pievatici: Rogno, Cividate, Cemmo ed Edolo; una parte delle magistrature spettava di diritto alla famiglia Federici, antichi feudatari del luogo (Morosini 1916); nel 1765 i pievatici citati sono cinque: accanto ai quattro già menzionati è nominato anche il pievatico di Dalegno e Borno (Elenco comuni Val Camonica, 1765). Nel 1493 contava 24760 abitanti (Medin 1886), mentre all’inizio del ’600 erano 45000, “tra i quali ve ne (erano) un’infinità di matti stupidi e insensati; i boschi (erano) quasi tutti proprii di communi parte antichissimi che non vi è memoria a che modo siano stati acquistati” (Da Lezze 1610). Sempre in quell’epoca un ospedale con 300 lire d’entrata era retto da un deputato nominato dal consiglio generale. Negli Statuti (Statuti della Val Camonica, 1750) e in una relazione datata 1765 sono nominati anche due deputati alla sanità, un deputato al mercato di Pisogne, due calmedrari, gli stimatori al dazio, i bollatori, gli esattori della tassa ducale e quattro deputati sopra la strada reale (Ufficiali della Val Camonica, 1765).
Nel 1765 i comuni della Val Camonica erano così suddivisi in pievatici: il pievatico di Dalegno e Borno era costituito solamente dai due comuni nominati; il pievatico di Edolo comprendeva i comuni di Vione, Vezza, Incudine, Monno, Santicolo, Cortenedolo, Cortine, Edolo, Mù, Sonico e Malonno; il pievatico di Cemmo i comuni di Loveno, Paisco, Demo, Cevo, Saviore, Grevo, Sellero, Paspardo, Cimbergo, Cemmo, Ono, Cevo, Ceto con Nadro, Braone e Niardo; al pievatico di Cividate appartenevano i comuni di Losine, Breno, Bienno, Berzo, Esine, Cividate, Malegno, Lozio e Ossimo e al pievatico di Rogno i comuni di Erbanno, Gorzone, Sciano, Terzano, Mazù, Angolo, Anfurro, Rogno, Darfo, Gianico, Artogne e Piano (Elenco comuni Val Camonica, 1765).
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